Quintarelli: la neutralità della rete non è freno agli investimenti

Written By Unknown on Selasa, 03 Maret 2015 | 23.47

La scorsa settimana la Fcc, l'autorità federale per le comunicazioni, ha fatto valere il principo della neutralità della rete. Ovvero si è conferita il potere di verificare che non ci siano differenze nella fruizione dei contenuti a prescindere dal sito o dal servizio a cui l'utente si rivolge. Inoltre, ha approvato la riclassificazione della banda larga ai sensi del titolo II del regolamento del trattato delle telecomunicazioni americane. Una rete neutrale deve essere in grado di distribuire i pacchetti di cui si compone l'informazione in maniera paritaria e senza favoritismi, senza priorità differenziate per chi è più potente o disposto a pagare di più.

Fortemente sostenuta dall'amministrazione Obama, la decisione ha inteso innanzitutto contrastare la richiesta di alcuni giganti del mondo IT che in passato avevano chiesto a Capitol Hill delle prerogative per poter offrire un servizio più veloce alle aziende disposte a pagare. Questo avrebbe infranto il concetto di democraticità massima della rete, quindi ribadito con forza dalla votazione della Fcc. La quale ha ovviamente scatenato le reazioni dei vari provider come Verizon, AT&T e Time Warner Cable, perché vedono in questo livello di regolamentazione un intralcio per investimenti e innovazione.

Stefano Quintarelli

Abbiamo affrontato tutti questi temi con Stefano Quintarelli, Senatore di Scelta Civica e imprenditore tra i pionieri del digitale in Italia. Quintarelli, che ha teorizzato Internet come "LA dimensione immateriale dell'esistenza" e che è stato tra i fondatori del primo ISP commerciale in Italia orientato al mercato professionale, I.NET (poi ceduto a British Telecom), ha già in passato affrontato il problema della neutralità della rete, ed è per questo uno dei maggiori esperti in materia.

Grazie a Quintarelli, inoltre, nei giorni scorsi l'Italia digitale ha finalmente trovato posto nella Costituzione, visto che il suo emendamento all'articolo 117 comma r ha dato allo Stato la competenza di coordinare l'informatica di tutta la Pubblica Amministrazione. Emendamento, oltretutto, votato all'unanimità, cosa che non era mai successa nella storia della Repubblica.

Con Quintarelli abbiamo parlato della decisione dell'Fcc, del ruolo dell'amministrazione Obama e dell'Unione Europea, degli scenari futuri e anche delle debolezze della internet nostrana, con ancora un forte divario tra le realtà metropolitane e quelle periferiche. Ecco il resoconto dell'intervista.

Hardware Upgrade: Ci dai, innanzitutto, un tuo parere sulla votazione Fcc?

Stefano Quintarelli: La prima cosa che si può dire è che il sistema giuridico Usa è diverso da quello europeo e difficilmente le cose possono essere trasposte da noi pari pari. I comunicati stampa sono ancora abbastanza incompleti e, quindi, bisognerà aspettare a leggere le 332 pagine della documentazione originale. Anche se qualcuno mi ha già detto che sono diventate 316 e lì bisogna vedere cosa è stato tolto. Un'altra osservazione è che l'Fcc si riserva il potere di intervenire caso per caso andando a valutare il senso di business delle attività svolte dagli operatori. È un qualcosa che negli Stati Uniti si può fare, mentre in Europa sarebbe più difficile.

Allo stesso tempo, bisogna aggiungere che in Olanda c'è già una norma attiva di questo tipo, mentre nel caso americano la norma non si è ancora vista e finora ci sono solamente i comunicati stampa. Da quando esiste questa norma in Olanda le velocità e gli investimenti sono aumentati e questo ci fa dire che non c'è un'evidente correlazione tra la neutralità e un freno agli investimenti, anzi. È vero che in Olanda c'è la televisione via cavo per cui c'è una concorrenza interna infrastrutturale che stimola gli investimenti. Quindi, la mia opinione è che la concorrenza infrastrutturale faccia bene e stimoli lo sviluppo della banda larga in quei casi in cui la concorrenza infrastrutturale è già preesistente. Allo stesso tempo tutti i tentativi di introdurre concorrenza infrastrutturale laddove non c'era hanno fatto sì che lo sviluppo della banda larga risultasse frenato. Insomma, se c'era già concorrenza è un discorso; se non c'è la concorrenza, invece, fare misure per voler introdurre forzosamente concorrenza è molto difficile.

Un altro aspetto è il seguente: bisogna che tutta la filiera sia neutrale se si vuole avere una rete veramente neutrale. Di fatto, la neutralità è un meccanismo per garantire con delle regole che si applicano ex-ante che non ci siano abusi. Si vuole che ci sia la neutralità della rete perché non si vuole che le telco condizionino il successo degli altri protagonisti della rete. E questo riguarda il mercato e riguarda i diritti civili. Però questo non è tutto, perché bisogna anche considerare l'influenza dei sistemi operativi, degli app store: nella catena tra l'attenzione dell'utente e il servizio/contenuto, oggi, non c'è solo la rete, ma ci sono vari elementi. Se la neutralità della rete, quindi, è un modo per non distorcere la concorrenza, la concorrenza può essere distorta anche in altri punti. Quindi, adesso abbiamo fatto la battaglia sulla neutralità della rete, e sembra che la stiamo vincendo, ma a questo punto diventa cruciale un'altra battaglia sulla non discriminazione dei contenuti da parte delle piattaforme.

Quintarelli ha già affrontato queste tematiche sul suo blog, per cui rimandiamo gli appassionati del tema a questo indirizzo a cui troveranno ulteriori approfondimenti.

Hardware Upgrade: Rapportando quello che è successo negli Stati Uniti alla situazione vigente in Italia, con una qualità delle linee ADSL che è molto variabile e considerata come un punto di forte arretratezza da parte dell'utenza, possiamo far rientrare questo discorso all'interno della tematica neutralità della rete?

Stefano Quintarelli: C'è chi ritiene che non sia necessario avere delle previsioni di neutralità della rete perché tanto il mercato ti consente di cambiare per ottenere buone prestazioni. Quindi, tu non vedi bene il sito "pippo", cambi operatore e a quel punto il sito "pippo" lo raggiungi bene. E quindi in presenza di una concorrenza perfetta nel mercato dell'accesso non servirebbe parlare di neutralità della rete. Questo può anche essere vero se si potesse cambiare fornitore di accesso su base estemporanea, ma in realtà tutti noi abbiamo un costo di switching tra gli operatori.

Anche in Olanda, dove c'è una concorrenza infrastrutturale tra televisione via cavo e fibra tradizionale, è stato ritenuto necessario intervenire perché si riteneva che, nonostante si fosse in presenza di una competizione infrastrutturale, comunque la concorrenza infrastrutturale non fosse sufficiente. In Italia la concorrenza infrastrutturale non c'è: abbiamo più di 20 milioni di chilometri di rete di accesso tradizionale a fronte di qualche decina di migliaia di chilometri di accesso in fibra. Non essendoci concorrenza infrastrutturale, quindi, è importante prevedere dei meccanismi che favoriscano la realizzazione di reti neutrali.

Con le regole dell'unbundling che ci sono in Italia se si è su una centrale collegata in fibra si sarà in condizioni di rete neutrale perché anche se un operatore non ti offre rete neutrale comunque ci sarà un altro operatore che fa unbundling con una rete in fibra. L'unbundling è prezzato sul filo, cioè si compra il filo e si paga l'affitto e l'energia elettrica su quello, ma nessuna di queste cose ha un prezzo legato alla quantità di bit che passano. Quindi non c'è nessun punto della catena impiantistica per gli operatori alternativi che fanno unbundling dove il costo dipende dalla quantità di bit. In queste condizioni, quindi, non ha senso fare una rete non neutrale proprio perché puoi comunque espandere la capacità fin che vuoi. Con la fibra, infatti, a differenza del rame, abbiamo una capacità virtualmente illimitata in termini di quantità di dati che si possono trasmettere. Quindi, se c'è una centrale dove c'è l'unbundling, dove gli operatori alternativi arrivano con fornitori di fibra spenta alternativi, e questo vale per Milano, Roma e le principali città, lì ci sarà sempre un'offerta neutrale perché ci sarà sempre la possibilità di espandere. Visto che ci sarà un'offerta neutrale anche Telecom sarà costretta a fare un'offerta neutrale e gli altri, a loro volta, faranno un'offerta neutrale. Il mercato, in qualche modo, così si autoregola. Il problema sorge laddove non ci sono queste condizioni, ovvero nelle città secondarie e nelle centrali dove non arriva la fibra di terzi. Lì ci può essere un incentivo a fare una rete non neutrale, proprio per via dell'assenza di concorrenza. Se si dà la possibilità di fare una rete non neutrale tout court non si incentiva nessuno a sviluppare la rete in quel punto. Quindi hai un effetto contrario: si dà un'incentivo per gestire la scarsità rispetto a un incentivo per rimuovere la scarsità. Quindi una regolamentazione in materia di neutralità, per casi come questi, va fatta.

Anche su questo Quintarelli si è già espresso in passato, stavolta tramite YouTube. In questo caso vi rimandiamo a questo video per l'approfondimento.

Hardware Upgrade: Cosa può fare la politica per cercare di porre un rimedio a questi limiti strutturali?

Stefano Quintarelli: La politica in Parlamento può arrivare a fare degli emendamenti e delle proposte. Io ho fatto una proposta di legge su questo che è lì che sta aspettando. Quando è stato fatto l'Hackathon sui dati della Camera si è capito che su 4.700 disegni di legge presentati alla Camera lo 0,12% era stato approvato, l'1,9% era stato respinto, e il rimanente 98% è in attesa. I parlamentari che arrivano in Parlamento all'inizio dicono: 'Che figata, finalmente posso presentare una legge!' È vero, la puoi presentare, però non va da nessuna parte perché il lavoro dell'Aula e delle Commissioni è rallentato dalle cose che hanno le scadenze come le conversioni e i decreti. Quindi, quello che può fare un parlamentare è cercare di sensibilizzare, ma se ciò che presenta diventa legge dipende dalle Commissioni e dai vari intasamenti che si verificano e dalle circostanze che vengono ritenute, vuoi dal Governo vuoi dalle Commissioni, di rilevanza principale. Sarebbe bello se ci fosse una Commissione permanente, come per il Lavoro, gli Affari Sociali e la Cultura, dedicata alle Politiche Digitali. In questo modo ci sarebbe l'opportunità di mandare avanti queste cose, perché in caso contrario si finisce a occuparsi più delle emergenze e più di riparare il tetto che di costruire cose nuove. C'è una proposta per fare una Commissione Digitale, vedremo se la Giunta per il Regolamento riterrà di farla oppure no. Però, vista l'attuale composizione del Parlamento, la vedo molto dura. Dal punto di vista del Governo si sta invece facendo un piano per investire con determinazione sulla rete nuova andando a prendere quattrini dall'Unione Europea. Esiste un piano in tal senso, forse per la prima volta negli ultimi 20 anni circa.

Hardware Upgrade: A livello di Unione Europea, invece, possiamo aspettarci una qualche forma di adeguamento alle decisioni provenienti da oltreoceano?

Stefano Quintarelli: La presidenza lettone attuale ha avviato una proposta, che come tutti i testi in chiave europea è in realtà un gran compromesso. Per cui alla fine le decisioni non sono chiare perché non abbiamo una repubblica europea presidenziale per cui c'è un Presidente che alza la cornetta del telefono e chiama il capo della Fcc, cosa che peraltro è stata molto criticata, e gli dice: 'Guarda, prima della fine del secondo mandato devo tenere fede a una promessa che avevo fatto nel primo'. In Europa è più una questione di mediazioni e accordi di vario tipo. C'è comunque una proposta che si sta preparando ed è una proposta molto politica che dice semplicemente che 'l'utente ha il diritto di accedere a qualunque contenuto in modo non discriminato e le autorità di regolamentazione locali hanno la facoltà di intervenire...' Però questo è diverso dal dire che la rete deve essere neutrale. Il fatto che l'autorità ha la facoltà non vuol dire automaticamente che l'autorità applichi questa facoltà e non è necessariamente detto che all'atto pratico l'autorità tenga conto dei diritti di tutti. È una formulazione, quindi, molto politically correct. Vaga? Si...diciamo vaga!

Hardware Upgrade: Tornando, invece, allo scenario americano, quali pensi possano essere le future puntate di questa storia? Immagini che i repubblicani vorranno in qualche modo tornare sulla internet a due velocità da cui poi è nato tutto questo discorso?

Stefano Quintarelli: Si, sicuramente. Intanto, bisogna capire che gli americani hanno una vera e propria fobia nei confronti di tutto quello che è regolamentazione. È una cultura completamente diversa dalla nostra, quindi sicuramente ci sarà qualcuno che cercherà di tornarci su. Certo bisognerà vedere quali saranno le prime decisioni, oltre al fatto che il testo non si è ancora visto. Una volta che sarà chiaro si potrà intanto intervenire sul testo, anche se non credo che succederà, e poi sulle decisioni ed eventuali ricorsi alla Corte Suprema. In realtà l'Fcc dà dei poteri di intervento, non tanto sulla regolamentazione quanto di intervento sulla verifica della correttezza commerciale delle politiche di peering, quindi nel rapporto tra operatori. Quel che è certo è che, tra appelli e ricorsi, non sarà una passeggiata per l'Fcc. Magari a livello di darsi i poteri si, ma poi le decisioni non saranno semplici.


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